Voce Frangente: il nostro secondo campetto verso il Jamboree

Voce Frangente: il nostro secondo campetto verso il Jamboree

Bassano Del Grappa, questo il posto dove il nostro Reparto Voce Frangente si è riunito dal 29 aprile all’1 maggio per il secondo campetto prima del Jamboree. È stato magico il momento in cui ci siamo finalmente riabbracciati tutti davanti alla stazione dopo i 5 mesi senza più vederci che ci hanno separati dal primo campetto. I nostri Capi avevano organizzato per noi una specie di caccia al tesoro in giro per la città con diverse tappe per scoprire al meglio la cultura coreana. E così abbiamo imparato alcuni tra i giochi più diffusi in Corea tra gli alberi di un parco, memorizzato i suoni, il sistema ed alcune parole dell’alfabeto tra le tende colorate ed i profumi speziati del mercato e scoperto di più sui grandi progressi tecnologici e fonici di questa nazione sulle rive del fiume Brenta. Il nostro itinerario si è concluso al monastero di Campese, dove abbiamo passato insieme i successivi 3 giorni. Arrivati al monastero, dopo un bel pranzo, ci siamo divertiti con un quiz finale della nostra scoperta della cultura coreana con Kahoot. E subito dopo è stato il momento di montare, tra risate e scherzi, le tende. I nostri Capi hanno lasciato che a scegliere le regole di questi tre giorni fossimo noi, in modo che imparassimo ad auto regolarci e capire cosa è sbagliato e cosa è giusto fare. E poi sono arrivate l’ora della cena e del fuoco serale. Dopo una lunga notte di riposo, l’indomani la sveglia è suonata presto e con nostra grande sorpresa i Capi non erano soli. Sono venuti ad incontrarci Vally, una scout CNGEI che fa parte del CMT (ovvero l’aerea di gestione del Contingente italiano al Jamboree), e Pietro, un ragazzo che ha partecipato nel 2015 al Jamboree in Giappone. È dopo colazione che Pietro, in una stanza scura, ci ha mostrato foto su foto della sua esperienza in Giappone, raccontandoci aneddoti, routine quotidiane, memorie che forse in questi 8 anni aveva sepolto, ma che non aveva mai dimenticato. Da una borsa ha tirato fuori diversi stupefacenti oggetti: una camicia di uno Scout coreano, un kimono, un libretto pieno di distintivi, fazzolettoni colorati, un cappello inglese, dei giornali e un piccolo diario di bordo. Ci ha spiegato che quelli erano tutti gli oggetti che era riuscito a scambiare al Jamboree, e che appartenevano ad altri Scout da altre nazioni. Ebbene sì, un lato molto importante di questo campo mondiale è lo “swap”, che consiste nello scambiarsi fazzolettoni, camicie, distintivi, spille, e quant’altro di scout, tornando a casa pieni di cimeli e ricordi dei ragazzi incontrati tra le file di tende. Per questo ci ha consigliato di portarci diverse cose da poter scambiare. L’abbiamo guardato ammirati per tutto il tempo, passandoci i fazzolettoni spagnoli, americani, cinesi, la camicia così diversa dalla nostra, i distintivi australiani, leggendo qualche frammento tra le pagine del diario. E subito in noi è cresciuta un’irrefrenabile voglia di essere già lì, davanti al palco del Jamboree, mescolati tra le voci ed i visi di altri 50.000 Scout.

Infine Vally ci ha illustrato il Cultural Day, ovvero uno dei giorni più importanti del Jamboree. Il Cultural Day è un giorno in cui ogni Reparto si impegna a cucinare piatti tipici, cantare canzoni in lingua, proporre bans e giochi tipici della propria Nazione. Ogni ragazzo dai diversi contingenti può andare nell’angolo di Reparto di un’altra nazione e assaporarne i piatti tipici, conoscerne la lingua, le tradizioni, le canzoni, gli usi. Il Cultural Day è il vero cuore pulsante del Jamboree, il giorno in cui effettivamente è possibile conoscere le culture diverse dalla propria. Vally ci ha incaricati di cucinare dei piatti tipici della cucina coreana, uno a Squadriglia, e di pensare a cosa portare al Cultural Day. Le idee che abbiamo avuto sono stupende, al contrario della riuscita dei piatti che dovevamo cucinare…

Abbiamo inventato un bans, come parodia del bans “Il cinghialo”, per far conoscere agli altri Scout la cucina italiana, abbiamo pensato a delle lezioni per un master di gesticolazione, ed anche alcune canzoni e giochi tipici.

Dopo qualche ora di siesta dopo pranzo, abbiamo creato dei cartelloni con delle foto e dei colori e con questi abbiamo girato Campese divisi in Squadriglie illustrando ai passanti cos’è il Jamboree e l’avventura che andremo a vivere.

È dopo una profonda Messa itinerante, svolta dal nostro Don Massimiliano, che Vally e Pietro ci hanno dovuti salutare, lasciandoci alla nostra cena e al fuoco di bivacco. La notte abbiamo fatto un’attività molto particolare. Un ragazzo alla volta per Squadriglia andava nella stanza del silenzio, una stanza di meditazione all’interno del monastero, per leggere alla luce di delle lanterne dei testi dal contenuto segreto e rispondere a delle domande impresse a neri caratteri su di essi con dei postit colorati. Nessuno poteva dire agli altri cosa c’era scritto su quei fogli, altrimenti si sarebbe rovinato tutto, ma doveva semplicemente svegliare un compagno nella tenda dicendogli che era il suo turno. Quando è toccato a me sono rimasta sorpresa di leggere un testo sulla fede, sull’amore e sull’affettività, e trovarmi a rispondere a domande sulle quali non mi ero mai posta un interrogativo.

Il resto della notte è passato sereno, fino all’indomani: l’ultimo giorno. Già si respirava nell’aria una tristezza generale, di doverci salutare dopo poche ore, ma ci siamo fatti forza per affrontare un ultimo gioco dell’oca che ci ha fatto scoprire di più sul campo di Saemangeum dove vivremo il Jamboree, mangiare un pranzo freddo e smontare le tende. Poi li abbiamo visti arrivare: i genitori. Mentre i capi gli parlavano di voli, documenti ed altre informazioni tecniche, noi tutti insieme siamo corsi nel campo da calcio sotto il monastero. Alcuni giocavano a carte, altri cantavano, altri ancora si divertivano a calcetto: le ultime due ore insieme e poi tra lacrime, sorrisi ed abbracci ci siamo dovuti salutare. Ma sappiamo bene che questo non è un addio, ma è un arrivederci, e non un arrivederci qualsiasi, un saluto che durerà fino alle porte dell’aeroporto, quando saremo pronti, per volare in Corea.

-Voce Frangente

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